Per il secondo anno sono ospite del Film festival della Lessinia, giunto alla diciannovesima edizione. Sono venuto a presentare il documentario Río La Venta, un canyon tra due oceani. Realizzato nel 1994 per la regia di Tullio Bernabei, il film ottenne nel 1995 al Festival di Trento la «Genziana d’Argento» come miglior documentario di esplorazione e tutela.
Bellissime immagini e un testo asciutto documentano la fase iniziale delle ricerche speleologiche nell’area della Selva El Ocote in Chiapas (Messico). Lo vidi per la prima volta proprio durante una di quelle spedizioni: nel novembre del 1994, in un affollato locale di Tuxtla Gutiérrez. Ero giovane e inesperto. Avevo appena fatto conoscenza con quei luoghi, con le grotte tropicali e coi fangosi sentieri per raggiungerle. Ma soprattutto avevo iniziato a scoprire i villaggi al margine della giungla, e i loro abitanti. Con alcuni di loro siamo poi diventati amici.
Quel film ha avuto un ruolo determinante nello sviluppo delle esplorazioni successive condotte dall’associazione La Venta. Le proiezioni effettuate in Messico hanno contribuito alla nascita di una nuova generazione di speleologi locali, coinvolti in un’affascinante avventura, che ha consentito importanti scoperte speleologiche e archeologiche, e che continua tuttora.
Negli ultimi vent’anni il gruppo La Venta ha viaggiato, esplorato, documentato e studiato grotte e altri luoghi remoti in tutti i continenti. Ma non ha mai smesso di lavorare in quella zona del Chiapas, dove ha scoperto decine di chilometri di grandi grotte, tra cui la Cueva del Río La Venta, una delle più spettacolari traversate speleologiche al mondo.
Laggiù sono state organizzate oltre trenta spedizioni, in collaborazione con università italiane e messicane. Le missioni, rese possibili soprattutto da sponsor, hanno coinvolto decine di speleologi di diverse nazionalità e hanno potuto contare sul patrocinio del governo dello stato del Chiapas, della Reserva de la Biosfera Selva El Ocote e del municipio di Cintalapa de Figueroa. L’ultimo passo di questo affascinante viaggio è la nascita, l’anno scorso, del Centro de Estudios Kársticos La Venta, che annovera soci italiani e messicani e ha sede a Tuxtla Gutiérrez. Il centro si occupa di studiare e salvaguardare l’eccezionale patrimonio carsico dell’area, investendo anche sulla formazione.
Il film Río La Venta, un canyon tra due oceani è ormai un documento storico: narra la storia di un’esplorazione incredibile, quasi ottocentesca, condotta alla fine di un secolo in cui tutto sembrava ormai già noto. E testimonia la potenza del cinema nel coinvolgere e accomunare esploratori, ricercatori, istituzioni e popolazioni locali.
La proiezione si è svolta domenica 25 agosto alle 17 nel teatro Vittoria di Bosco Chiesanuova, durante un evento speciale del festival. Rivedere questo film dopo tanti anni mi ha riportato all’emozione di quell’afosa sera di novembre di tanti anni fa, in Messico. Allora eravamo pochi intimi; stavolta il teatro era affollatissimo.
Dopo i lunghi applausi, il direttore del festival Alessandro Anderloni mi ha fatto qualche domanda sull’associazione La Venta e sull’esplorazione. Il pubblico è rimasto inchiodato alle poltrone, con gli occhi spalancati. Mi stupisco sempre, quando i racconti del nostro andar per grotte emozionano chi di grotte ne sa poco. Ma non dovrei: del resto emozionano anche noi, sia che andiamo in capo al mondo sia che ci infiliamo nella grotticina dietro casa. È il bello della speleologia.
Giovedì 29 agosto, alle 17, il Festival ospiterà anche il film La grotta dei Giauli, realizzato da Enzo Procopio e Tono De Vivo, girato in collaborazione con La Venta nello spettacolare contesto delle Dolomiti. Saranno presenti gli autori e i protagonisti del film: Mauro Lampo con i suoi Giauli.
Rio la Venta, un canyon tra due oceani
Regia: Tullio Bernabei
50’. Etabeta/La Venta, Italia 1994.
La grotta dei Giauli
Regia: Enzo Procopio, Tono De Vivo
30’. Alchimia Treviso, Italia 2013.